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Giurdignano

Giurdignano
24 Ottobre 2019

“Il giardino megalitico d’Italia”, è così che è stato definito il cuore del Salento. In prossimità di Capo d’Otranto, infatti, vi è una ricca presenza di dolmen e di menhir.

Siamo nel paese di Giurdignano, dove è possibile visitare la chiesa madre della Trasfigurazione del Signore, la chiesa della Madonna del Rosario e la cripta di San Salvatore. Ma non è tutto.

I resti dell’abbazia di Centoporte rientrano tra le costruzioni più interessanti da visitare. La sua origine si perde nel Medioevo, ma diversi studi hanno dimostrato che fu prima la sede dei monaci basiliani per poi passare ai benedettini.

Nel centro del paese, in piazza Municipio, sorge il palazzo baronale. Costruito nel Cinquecento, venne progettato per scopi difensivi contro gli attacchi Saraceni. Nel corso del tempo, è diventato la sede per numerosi feudatari.

Cosimo De Giorgi, lo studioso al quale si deve la scoperta dell’anfiteatro romano di Lecce, descrisse la presenza di un menhir dedicato a san Paolo appena fuori dal centro abitato di Giurdignano. Era il 1916.

L’immagine di san Paolo si nasconde all’interno della costruzione. Una ragnatela, probabilmente postuma, è stata dipinta sul lato sinistro. Ci sono diverse teorie riguardo la funzione originaria di questo monumento. La presenza di un’insenatura artificiale nella roccia suggerisce che, in origine, fosse utilizzata per usi sepolcrali. Sul lato nord del menhir, sono presenti sette tacche equidistanti, mentre sulla sommità è possibile notare un foro, probabilmente utilizzato per l’installazione di una croce. Successivamente, la cripta è stata adattata al culto cristiano e, quindi, a quello paolino.

I rapporti fra tarantismo e san Paolo sono plurisecolari. La cappella di Galatina, infatti, è stata per secoli la meta di tutte quelle donne e quegli uomini che credevano di essere tarantati.

Dal 16 al 19 marzo, in occasione della festa di san Giuseppe vengono imbandite le “Tavole” in onore del santo. Le origini di questo rituale si perdono nella tradizione orale. Durante questi giorni, viene proposta la rievocazione del banchetto della Sacra famiglia. Le Tavole di san Giuseppe vengono imbandite anche nelle case private con le pietanze tipiche del territorio: “ciceri e tria”, un piatto con ceci e pasta fritta e bollita; i lampascioni con olio e aceto; “vermiceddhri”, una pasta con il baccalà e il sugo; i “purciddhruzzi”, dolci di pasta fritta con il miele; le zeppole fritte ripiene con la crema. Insomma, tutte le prelibatezze che può offrire il Salento.